Si tratta della giornata dedicata alle Ghinee italiane, il Premio Parioli (gruppo III per i maschi di 3 anni) e il Premio Regina Elena (gruppo III per le femmine di 3 anni) e prime due classiche del 2025, inserite in un convegno ricchissimo (otto corse in totale) che comprende anche il Premio Signorino, listed prestigiosa sui 1800 metri.
Con l’annuncio dei forfait per le due pattern race, si preannuncia un’edizione praticamente autarchica delle Ghinee. Gli stranieri rimasti sono i tedeschi Pompeo Pream tra i maschi e Stugardia per le femmine, ma i più accreditati per la vittoria finale restano Lao Tzu e Kabir nel Parioli e Klaynn nel Regina Elena.
La storia delle Ghinee
Il Parioli e il Regina Elena sono le principali prove riservate ai soli cavalli di tre anni sul miglio (come il Derby che però si corre sui 2200 metri). La prerogativa che rende uniche queste corse è quella di poter essere disputate solo una volta nella vita di un cavallo, appunto al compimento dei 3 anni: se non si è al via quel giorno fatidico non ci sarà una seconda opportunità.
Ed esattamente come per il Nastro Azzurro, che il nostro Paese “importò” dalla perfida terra d’Albione circa 100 anni dopo la disputa della prima edizione inglese e che, in Italia, festeggerà il 2 giugno l’edizione numero 142, anche le nostre Ghinee sono state introdotte nel calendario italiano un secolo dopo la loro creazione in Inghilterra, per la precisione nel 1907, circa 35 anni dopo la disputa del nostro primo Derby.
Per risalire alla nascita delle Ghinee, come praticamente per tutto quello che conosciamo nel mondo dell’ippica, dobbiamo spostarci nell’Inghilterra di fine ‘700-inizio ‘800, quando il Jockey Club inglese, sotto la direzione di Sir Charley Bunbury che, insieme a Lord Stanley, aveva fatto nascere anche il Derby ventinove anni prima, nel 1809 istituì le 2000 Guineas. Cinque anni dopo sarà la volta della versione per le femmine, le 1000 Guineas vennero infatti create nel 1814.
Le due corse presero questo nome dalla moneta che veniva utilizzata a quei tempi, la Ghinea appunto (che ammontava a 1,05 sterline). Nacquero dall’esigenza di selezionare i migliori cavalli di tre anni sulla distanza del miglio, e vennero collocate nella stagione primaverile prima del Derby.
Le due classiche italiane sono dedicate alla Regina Elena, consorte del Re d’Italia dell’epoca (Vittorio Emanuele III) e all’ippodromo dei Parioli, il vecchio ippodromo di Roma chiuso nel 1929.
Significativo che a vincere le prime edizioni delle Ghinee italiane nel 1907 furono due cavalli (Gostaco e Madrèe) che appartenevano al conte Felice Scheibler, ovvero Sir Rholand, il primo grande rivale del Senatore Federico Tesio. Il quale a sua volta trionfò presto nelle Ghinee con Guido Reni e Veronesa. Tesio amava saggiare le sue femmine migliori, vincitrici del Regina Elena, misurandole anche nel Parioli che per molti anni si corse due settimane dopo. Cosi nell’albo d’oro del Parioli troviamo i nomi immortali di femmine quali Delleana, Nogara, Jacopa del Sellaio, Bernina e Astolfina, ma anche di campionesse non “tesiane” come Archidamia e Saccaroa. L’elenco dei laureati delle nostre Ghinee rappresenta una sintesi della meravigliosa Storia del Turf. Tra maschi e femmine ci imbattiamo nel gotha del nostro galoppo: oltre alle cavalle già citate, ricordiamo Nearco, Niccolò dell’Arca, Macherio, Botticelli, Bauto, Bonconte di Montefeltro, Mannsfeld, Ovac, Fatusael, Sikeston, Misil, Pelder, Le Vie dei Colori, Ramonti, Senlis, Worthadd, Al Rep, Duccia di Buoninsegna, Dossa Dossi, Tokamura, Angela Rucellai, Tadolina, La Zanzara, Atoll , Aranvanna, Silver Cup, solo per citarne qualcuno.
Per quanto riguarda le ultime edizioni, Vero Atleta, montato dalla leggenda Frankie Dettori, ha vinto il Parioli nel 2023, mentre il favoritissimo della vigilia Melfi ha invece trionfato nel 2024. Shavasana, nell’anno 2023, e la sorpresa Beenham nel 2024 sono invece le ultime laureate del Regina Elena.
ph.: Domenico Savi